La storia del Faro di Punta Penna: il secondo d’Italia per altezza

Con i suoi 70 metri e ben 307 scalini domina il tratto di Adriatico tra Ancona e Bari, secondo per altezza solo alla Lanterna di Genova. Cento anni fa, nel 1912, entrava in funzione il Faro di Punta Penna, simbolo del vecchio villaggio dei pescatori a ridosso della chiesetta della Madonna di Penna Luce. «Un nuovo faro nell’Adriatico» titolava un giornale dell’epoca gelosamente custodito da un collezionista. Un secolo dopo, nonostante la sua imponenza, il faro rischia di restare sconosciuto ai più perché iniziativa è stata promossa per ricordarne il centenario. «Piuttosto che valorizzare il patrimonio cittadino, gli amministratori lasciano cadere nel dimenticatoio ricorrenze come questa. Eppure, il faro è incastonato nella tanto pubblicizzata riserva di Punta Aderci, meta dei turisti amanti della natura» fa notare l’architetto Francescopaolo D’Adamo che negli anni scorsi è stato assessore alla Cultura con il sindaco Lapenna. «L’imminente festa della Madonna di Pennaluce avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione per far conoscere il faro con iniziative divulgative e ludico-didattiche. Un monumento che affascina tanti visitatori che hanno avuto la possibilità di vederlo guidati dai reggenti che vi lavorano» prosegue D’Adamo. Costruito su progetto di Olindo Tarcione, si staglia a 84 metri sul livello del mare, ha una portata di 25 miglia ed è alle dipendenze del comando zona fari di Venezia.  Realizzato su un promontorio ritenuto strategico, da un secolo indica un approdo sicuro ai naviganti. Distrutto parzialmente durante la Seconda guerra mondiale dall’esercito tedesco in ritirata e riedificato integralmente, è stato scelto anche come set del film «Il posto dell’anima» di Riccardo Milani, girato a Vasto nell’autunno del 2002. Le vicende degli operai Silvio Orlando, Paola Cortellesi e Claudio Santamaria si svolgono proprio all’ombra del faro, nei condomini sorti al posto del vecchio villaggio dei pescatori e le fabbriche di Punta Penna. «Storie e leggende non si contano, è senz’altro una delle tante risorse poco valorizzate della città» aggiunge D’Adamo. «La prossima settimana si festeggerà la Madonna di Penna Luce con musica, processione, stand gastronomici e spettacolo pirotecnico, ma non si è pensato di ricordare il faro», dice l’ex delegato alla Cultura. «Se i tempi ristretti non consentono di organizzare nulla», osserva, «perché non pensare a una mostra, visite guidate all’interno del faro e magari conferenze tenute dalla Marina italiana con testimonianze dei pescatori locali in piena stagione turistica per dare la giusta visibilità a questo gioiello?».

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